Nuove sul fronte orientale: Re Viktor ha fatto la prima mossa

Non è passato molto tempo da quando ho detto la mia sull’attuale vicenda ungherese (se vi siete persi la prima parte della serie potete recuperarla qui) eppure i nuovi sviluppi non si sono fatti attendere.

“We’re going to die for Hungary and for Europe” è stato l’ultimo messaggio del direttore dell’agenzia stampa ungherese nel 1956, prima dell’invasione sovietica di Budapest.

Il messaggio ci ricorda che l’Ungheria è al centro dell’Europa, sia geograficamente che culturalmente parlando, con le sue orgogliose tradizioni liberali che risalgono a oltre 150 anni (per chi vuole approfondire e capire meglio il delicato spirito che è alla base dei Paesi centro-orientali consiglio questa bellissima riflessione di Milan Kundera, autore che non ha bisogno di presentazioni).

Questo sentimento è stato snaturato e portato agli estremi dal presidente Viktor Orbán che come primi atti del suo mandato “straordinario” ha voluto sia mettere un bavaglio forte alla libertà di stampa, inasprendo le pene per le eventuali fake news sia minacciando la sopravvivenza delle minoranze; in particolare il dito è stato puntato contro la comunità LGBT+ ungherese che, già da qualche tempo, si era vista limitare i propri diritti e oggi ancor di più.

L’Országház di Budapest da Kossuth Lajois tér.
Palazzo del Parlamento ungherese.

“Siamo profondamente preoccupati per il rischio di violazione dei principi dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali derivanti dall’adozione di determinate misure di emergenza“.
Le parole pubblicate il 2 aprile sul sito del Ministero della Giustizia ungherese sono quanto mai eloquenti.

Eloquenti come quel messaggio nel lontano ’56. Un ultimatum, una richiesta di aiuto perché si è coscienti del pericolo.

Ciò vuol dire che anche l’Ungheria teme per l’Ungheria.

Magari, però, questa volta facciamo che non finisca in un altro bagno di sangue: i tempi che viviamo sono critici e complessi, ma non credo sia giusto lasciare l’agonizzante Ungheria nelle braccia di un tragico destino.
Ciò può essere fatale sia per la stabilità degli equilibri europei che per la creazione di un pericoloso precedente che il XXI° secolo non può permettersi di avere.
È tempo che si agisca e impedisca una deriva autoritaria che pare si sia già innestata mostrando al mondo, senza tanti giri di parole, l’intolleranza che non sembra aver ostacoli di fronte a sé.

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